NonSoloCinema, anno VI n. 9 – 2010 (mercoledì 3 febbraio 2010)

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Dei vizi e delle virtù di Renzo Cremona
Debolezze e buone qualità antiche e moderne, in un concentrato di flash letterari

di Sara Roma

In un agile volumetto di circa una cinquantina di pagine, Renzo Cremona ci propone un viaggio denso di spunti di riflessione. Vizi capitali e virtù cardinali prendono forma in brevissimi racconti che senza preamboli mettono a nudo il significato primo di ognuno di loro. Si inizia così con la forza esplosiva e scalpitante dell’ira, furente dietro la porta che la rinchiude e la trattiene, per proseguire poi con l’immagine statica dell’accidia, desolante immobilità di fronte al fluire della vita.
Quella di Cremona è una scrittura fortemente evocativa, che traduce le parole in chiare immagini i cui colori, riflessi ma anche profumi e suoni non potrebbero essere più nitidi. Ne è un esempio la descrizione dell’atmosfera asfittica della stanza chiusa che rappresenta l’avarizia: “sa di chiuso questa stanza, di mucido, e non aprono le finestre forse da quando la casa è stata costruita. le tende sono troppo pesanti e non permettono alla luce di entrare, si moltiplica la polvere e proliferano i ricordi ormai ammuffiti”.
La prima parte del libro presenta i sette vizi capitali seguiti dalle quattro virtù cardinali “del tempo antico”, vale a dire quelli che noi tutti conosciamo, mentre nella seconda parte l’autore propone vizi e virtù “del tempo moderno” in un interessante raffronto coi precedenti. I mini-racconti si susseguono rapidamente, snocciolando così anche i “nuovi” mali del nostro tempo come ignoranza, impazienza, disaffezione, assieme a virtù come dedizione, stupore o limpidezza. Matrice comune di quasi tutti i racconti è l’uso della prima persona, sia singolare che plurale, che dona alla narrazione tinte più forti e rende i giudizi più severi e inappellabili; l’io/noi narrante è consapevole, seppur a posteriori, della propria colpa o mancanza e si arrende all’inevitabilità delle conseguenze: “e venne il vento, un giorno, a spogliarci fino alle ossa e a farne appigli salmastri per uccelli…”.
Vale certamente la pena spendere un’ora del proprio tempo in questa lettura, e magari qualcosa di più negli spunti che essa ci offre.