Pubblicazione: settembre 2004.
Editore: Edizioni del Leone (Spinea, VE).
Collana: Narrativa.
Codice ISBN: 88-7314-111-0.
Immagine di copertina: Possibilità Meccaniche, di Riccardo Ciriello (2003).
Note:  Il libro contiene testi scritti tra il 2003 e il 2004. In una versione rivista ed integrata, Cronache dal centro della notte nel 2006 è entrato a far parte di Tutti senza nome.

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la vita che conosciamo è solita spiegarsi solo d’inverno, quando sembra un’impronta sulla superficie e il lago è gelato.

talvolta capita, però, che in alcuni punti il ghiaccio sia più sottile che altrove. e d’improvviso capiamo che la verità sta sul fondo.

 

l’altra metà.

 

quando si rese conto che erano in troppi dentro di lui e che tante erano le cose che lungo il cammino aveva preso dal mondo, lo spazio già scarseggiava da tempo. le pile di libri accatastati negli angoli della memoria, le scatole sigillate con i ricordi mai scartati, le impronte lasciate libere di percorrere le piastrelle della cucina erano diventate una mappa di strade intasate in cui qualsiasi viaggiatore sarebbe stato di troppo. perché la stanza che lo abitava non soffocasse, decise allora che avrebbe intrattenuto rapporti soltanto con mezze persone alla volta.
e fu questo che fece il giorno in cui conobbe caio: lo creò a sua immagine e somiglianza, ci parlò, ci dormì assieme, ci fece anche qualche escursione, visto che era estate e i boschi offrivano molta ombra, e prese poi di lui quello che gli sembrava andar meglio. una cosa la teneva, l’altra la lasciava, un’altra ancora la spuntava ed altre, infine, le amputò. fu così che ne rimase fuori metà. dopo di che decise di farlo entrare nella propria vita, che era una casa male illuminata con finestre che alla notte guardavano verso l’esterno e porte che sbattevano ad ogni corrente d’aria.
in questo modo passarono per tizio i giorni e le settimane. passarono mentre ascoltava musiche provenire dalle soffitte del suo cervello: mai che arrivassero attutite, sempre troppo vicine, sempre troppo forti, come se avesse delle cuffiette. passarono anche i mesi, senza che tizio si accorgesse che non era caio quello che gli dormiva accanto. non si voltava mai a vedere che quello riposava solo su un fianco, e che il profilo visibile era sempre lo stesso. l’altra metà gliel’aveva fatta lasciare fuori, dove il giardino cominciava a coprirsi lentamente di neve e le impronte si perdevano sempre di più, giorno dopo giorno.
ma ci sono delle notti in cui, nei sogni, tizio è libero di girare per la casa. è allora che sente, passando per il corridoio, che qualcuno bussa alla porta. sa che è l’altra metà che reclama di entrare: per questo da anni ha fatto murare l’ingresso e potete ancora vedere, se ci passate davanti, l’erba crescere a dismisura fino a coprire il nome sul campanello. è lì che in genere suona la sveglia e tizio si alza, coricato sull’unico lato che non gli è di troppo, il lato al quale ha concesso di rimanere con lui, mentre l’altro è da anni sepolto in cantina. anche lì non c’è più molto spazio, del resto, ma non importa: tanto è buio e non si vede niente.

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sul biglietto da visita il tempo, così come ci si presenta, si spaccia per chirurgo dal bisturi infallibile. si tratta in realtà di uno studente di medicina che ha mollato a metà i corsi e gli esami, di quelli, tanto per capirci, che se arrivano a completare il gioco prescrivono solo antibiotici e psicofarmaci quasi senza far visite e, di tanto in tanto, rattoppano con pezze le ferite aperte.

 

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in quel preciso istante, mentre l’orologio sta per segnare le sette e quarantanove della sera e fuori la pioggia non accenna a smettere, ripensa a quel sogno che molto tempo prima, durante gli anni d’università, l’aveva tormentata per notti intere: lei che sta in una cabina telefonica e digita il numero. e la linea, subito dopo, che cade. sempre prima di poter parlare.
c’è poca luce nella stanza, e il riscaldamento centralizzato cominciano ad accenderlo adesso. alla televisione si parla dello sciopero dei benzinai, di un’alluvione in arrivo, delle previsioni del tempo per domani.