radioRAI, settembre 2002

Renzo Cremona, Lettere dal Mattatoio

di Carmelo Depetro

RENZO CREMONA, veneziano, ha pubblicato una raccolta di versi, LETTERE DAL MATTATOIO, per i tipi delle EDIZIONI DEL LEONE di Venezia (2002, pp. 75).
I temi sviluppati nascono dalla realtà, senza illusioni, ma da una realtà quasi allucinata, “il senso / vago / ma comunque inevitabile di un vicolo cieco” (p. 25), e “in uno stato di delirio … / mi alzo / la notte / in cerca della memoria che si sta perdendo” (p. 35); la conclusione è la sensazione di vedere un corridoio e la luce di un televisore acceso che illumina “immagini di qualcosa che io non sono più / in una stanza che non riesco a raggiungere, per quanto / continui a camminare“. Allo stesso modo accade quando egli sogna di nuotare in una grande piscina (p. 67): “e i miei piedi lo capiscono: c’è solo la superficie / ma manca il fondo“.
Il senso del vuoto, però, è rassegnato, quasi fosse norma di vita ineluttabile. Questo risulta chiaramente da una poesia che lo puntualizza efficacemente attraverso l’immagine delle formiche: “Strato su strato / briciola dopo briciola / costruendo / ci si barrica contro la paura di una nuova alba” (p. 20). Ma di queste formiche umanizzate non resta assolutamente nulla. Secco destino simbolicamente rappresentato dal caso: “un solo piede / e finisce tutto“. Non c’è alcun commento; basta il peso della durezza.
Questo senso di mancanza, di assenza è reso meglio quando dalla brevità e dall’essenzialità emerge il mondo interiore di spontanea purezza, come nella felice poesia Davanti alla fotografia (p. 14), “Dallo stupore innocente, / dalla tua morbidezza / ti ho riconosciuto“. Non accade lo stesso quando il poeta ricorre all’artificio del contrasto, come per esempio a p. 15, nell’immagine di porte che “dopo essersi aperte / rimangono ancora più chiuse di prima“. Meglio tornare alle immagini semplici, più spontanee, come a pag. 73, in Irene e le foglie, dove “figure profumate” “sono morbide, come le carezze. e / sottili. / sono belle. / E questo mi basta“.